jueves, 20 de marzo de 2008

AEQ V.2 MLAC_ROME_collaborative video



FABIANO KUEVA ON TRACKS BY MARIA ROSA JIJON AND JUAN ESTEBAN SANDOVAL
MUSEO LABORATORIO DI ARTE CONTEMPORANEA _ ROMA


5 BRANI SU AEQUATOR PROJECT
Etimologia / Aequator / Opening / Closing / Asset
di Domenico Scudero



1 Etimologia svela alcune referenze etimologiche del progetto Aequator.
2 Aequator spiega alcune tappe del progetto.

3 Opening descrive alcune idee personali.

4 Closing parla di alcune interpretazioni sul valore di una mostra.

5 Asset è una fiction.


1
Etimologia. Aequator, Aequatore(m), dal greco ìsemerinós (isemerinós kýlos ‘circolo equatoriale’) poi latino medievale aequatore(m) “nel significato di ciò che è uguale alle monete”. Nelle monete coniate dallo Stato per permettere scambi economici aequator definiva la parte bassa piatta e circolare. La traduzione latina combina la parola equi derivato dall’indoeuropeo aqua, poi tradotta nel latino èquo aequu(m) di uguale valore, con significato di equità, e la parola tore dal latino tollere togliere. Equatore è quel luogo dove può essere segnata la linea breve immaginaria diretta verso il sole e successivamente la grande linea circolare equidistante dai due poli.

2
Aequator. Il progetto è iniziato nel mese di febbraio 2007 su proposta di Maria Rosa Jiion e César Meneghetti. La data della mostra è stata fissata per il mese di febbraio 2008. Gli artisti hanno immediatamente realizzato un sito web sul favoloso mondo della linea equatoriale. In breve sono partiti entrambi uno diretto in Africa e l'altro in Sud America. Meneghetti mi ha informato che c'erano un bel po' di cose interessanti da esporre. In luglio Juan Esteban Sandoval ha sostenuto il progetto portando una maggiore inflessione artistica. Il progetto sarebbe stato esposto come un unico lavoro di installation art. Un lavoro singolo che probabilmente Meneghetti ha poi disapprovato abbandonando il gruppo. Ma il progetto non si è fermato. Quando ho saputo da Meneghetti che non accettava più l'idea ho rinunciato a cancellare il programma proprio perché si trattava di un progetto comune e non una mostra di un singolo artista. In quell'occasione pensai che sarebbe stato opportuno cercare una presenza esterna, immaginai che un DJ set sarebbe stato opportuno ma nel caso questo non fosse stato possibile avrei trovato qualcosa per movimentare l'evento. Fabiano Kueva, con mio grande piacere, ha accettato di partecipare con una sua performace video musicale, e ne sono veramente felice. Conoscevo Maria Rosa e Juan Esteban come due fra i più seri e cosmopoliti artisti del pesaggio contemporaneo del Sud America e Fabiano non è stato da meno.

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Opening. L'opening è fissato per le 15:30 con una anteprima stampa. Ma non c'è nessuno. Soltanto due studenti, ma stanno in una penombra di luci, e per evitare ogni dubbio e qualsiasi fantasia circa la loro presenza, li vedo chiaramente parlottare appoggiando le loro gambe sul tavolo dell'ufficio stampa. Non gliene importa nulla, immagino. Nel frattempo la mostra viene regolata. Il sistema di esposizione mixa fra new media art e installazione. Il sistema di videoproiezioni gira per rodare il meccanismo ed evitare ogni errore. In breve una piccola folla di studenti più anziani assiste alla conferenza. La galleria del pian terreno è stata installata come un singolo oggetto visuale con allineamento simmetrico per volumi. Due video walls sono bilanciati da una mappa geografica disegnata sul muro al centro e illuminata da uno spot alogeno alla cui luce spicca il segno rosso della linea equatoriale. La stessa linea rossa sul muro produce l'allineamento centrale della sala al primo piano accompagnando lo sguardo sulla visione di diffferenti rappresentazioni dell'equatore in vari contesti. L'installazione è stata realizzata con centratura laser, oscurando al 50% le luci al neon. Lo spazio disegnato è stato occupato da sculture realizzate da oggetti hi-tech e new media art installation. Lo spazio conferenza è stato usato da Fabiano Kueva e dalla sua installazione video sonora. L'artista è arrivato con un nuovo look fiammante e si è messo al lavoro. Ha acceso due proiettori alle pareti in alto e ha appeso il nero sportello anteriore di una vecchia Dyane davanti ad un finestrone. Ha acceso la base sonora usando un cd player, un IMac, ed ha iniziato la sua azione. Un suono compulsivo ha invaso gli spazi e ha coinvolto gli astanti. Le luci si sono spente e le mura si sono dipinte di diagrammi rossi e immagini in movimento.

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Closing. Fine dell'opening. Così come penso sempre io credo che mi spaventerei a trovarmi in mezzo alla folla. Non immagino neppure la possibilità che una qualsiasi mostra curata da me possa inaugurarsi in un luogo affollato. Certo, quando lavori per grandi istituzioni, diplomazia culturale, una Biennale, un premio importante, ci si può aspettare qualcosa del genere, ma nell'universo della ricerca non è questa la realtà, questa è pura fiction. Io credo che curare significhi trovare nuove soluzioni espositive e farlo come ricerca significa che questo può interessare solo un pubblico di specialisti del settore. La mostra Aequator è stata per me una delle più riuscite installazioni che ho curato nel lavoro presso il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea alla Sapienza Università di Roma.

5 Asset. New York, 07/02/2008. Ponte di Brooklyn. Un flash continuo nell'oscurità. Guarda sopra quel gigantesco mostro tecnologico. Segui il fascio di luce dello spot che sale sulla cima del ponte. E cerca di leggere la scritta. Aequator line. Così come dice la scritta ci ritroviamo su uno dei margini della linea equatoriale. Il mondo ha avuto una oscillazione e si è assestato con una ulteriore inclinazione sud di 37 gradi. Il Ponte di Brooklyn è adesso uno dei più noti luoghi turistici del pianeta ad essere attraversato dalla linea equatoriale. Adesso. Ma la comunità del Sud avanza una differente rappresentazione geometrica dell'immagine della linea equatoriale. Sostengono che non c'è più una singola linea, ma la stessa si è rotta in molte altre.

martes, 18 de marzo de 2008

Não existe pecado ao sul do Equador


Chico Buarque - Ruy Guerra/1972-1973
Para a peça Calabar de Chico Buarque e Ruy Guerra

Não existe pecado do lado de baixo do Equador
Vamos fazer um pecado rasgado, suado, a todo vapor
(Vamos fazer um pecado safado debaixo do meu cobertor) *
Me deixa ser teu escracho, capacho, teu cacho
Um riacho de amor
Quando é lição de esculacho, olha aí, sai de baixo
Que eu sou professor

Deixa a tristeza pra lá, vem comer, me jantar
Sarapatel, caruru, tucupi, tacacá
Vê se me usa, me abusa, lambuza
Que a tua cafuza
Não pode esperar
Deixa a tristeza pra lá, vem comer, me jantar
Sarapatel, caruru, tucupi, tacacá
Vê se me esgota, me bota na mesa
Que a tua holandesa
Não pode esperar

Não existe pecado do lado de baixo do equador
Vamos fazer um pecado rasgado, suado a todo vapor
Me deixa ser teu escracho, capacho, teu cacho
Um riacho de amor
Quando é missão de esculacho, olha aí, sai de baixo
Eu sou embaixador

* versos originais vetados pela censura

lunes, 17 de marzo de 2008

ABOUT AEQ V.2 _ Federica La Paglia

Un viaggio attraverso la linea equatoriale, interviste e paesaggio. Tra orgogli e rivendicazioni, fotografie e musica, migrazione e vecchi ricordi. Un tracciato che, in qualche modo, arriva fino in Italia...


pubblicato lunedì 10 marzo 2008

Una rimembranza di vecchi documentari d’esplorazione, che scimmiotta un remoto gusto per l’esotismo, è l’impatto che si subisce guardando nei piccoli caleidoscopi appesi nelle sale del Museo romano. Il piacere per la scoperta degli antichi sguardi, che María Rosa Jijón (Quito, 1968; vive a Roma) aveva già proposto nel video realizzato col gruppo G2, segna il primo passo verso l’Equatore. In realtà è quasi un filtro da superare, una barriera mimata nella disposizione davanti alle fotografie e ai video che, insieme alle vecchie riviste e canzoni, compongono questo viaggio. O forse è la concretizzazione di una linea che prende corpo attraverso le geografie fisiche e umane proposte nelle immagini retrò. Perché il progetto in questione, sotto la sembianza cartografica, nasconde un’analisi sociologica più profonda, che prende le mosse da una mappa disegnata su un muro e si allarga alla vita di chi abita lungo la riga rossa che attraversa la cartina.

Juan Esteban Sandoval (Medellin, 1972; vive a Biella) e Jijón presentano dunque un progetto che conduce parimenti all’interiorizzazione del tema del viaggio, alla traduzione ed esplicitazione di spostamenti più profondi. Migrazione e rapporto tra identità culturale e contesto sociale sono temi attorno a cui ruotano le ricerche dei due artisti e del cineasta César Meneghetti, ideatore del progetto insieme a María Rosa Jijón. E questi elementi emergono anche dalle interviste agli abitanti dei vari Paesi lungo la linea, nascoste fra le trame di un dichiarato orgoglio di appartenenza a un luogo significativo, l’unico vero cuore di quella linea che divide il mondo. Quasi un’affermazione campanilistica portata fino in Italia, a Roma e a Biella. Riflesso personale (gli artisti provengono tutti dai Paesi interessati: Ecuador, Colombia e Brasile) di un movimento più ampio.

Una storia raccontata attraverso le storie e le voci altrui. Di certo, nulla d’autobiografico, se non il mettersi in gioco in prima persona, necessità dell’artista contemporaneo, nel suo ruolo politico da molti disconosciuto e che invece Sandoval e Jijón, latinoamericani, rivendicano. Con uno spirito di analisi ben diverso rispetto alla ricerca di un’altra ecuadoriana, Manuela Ribadeneira, che ha lavorato sulla linea equatoriale dividendola in metri (One meter of aequator) necessari per quadrare un territorio di cui impossessarsi.
Lo spazio che per la Ribadeneira è luogo di conquista, in AEquator assume invece una dimensione narrativa ed emotiva.


Federica La Paglia

mostra visitata il 7 febbraio 2008

AEQ V.2 MLAC_ROME_PICTURES

AEQ V.2